La rappresentazione dei territori dell’Umbria fino all’inizio dell’Ottocento evidenzia molto bene l’andamento della rete idrica superficiale e ne fa apprezzare la ricchezza con i numerosi fiumi, di cui alcuni oggi mal rintracciabili. Le due rare carte di Bernardino Olivieri offrono scenografici cartigli. Il Territorio d’Orvieto e Territorio di Perugia è ornato dalla allegoria della città di Perugia e da un putto che spreme un grappolo d’uva – rappresentativo di Orvieto – con il lago Trasimeno sullo sfondo. La Provincia dell’Umbria, lo storico Ducato di Spoleto, ha invece una raffigurazione iconologica, che riprende quella dell’Umbria di Cesare Ripa.
Nel 1675 Clemente X incarica l’olandese Cornelis Meijer di verificare gli “impedimenti che sono nell’alveo del Tevere da Roma a Perugia, e suoi rimedi”. Infatti la navigabilità del fiume era parzialmente compromessa dalla presenza di molini e altre attività umane, ruderi di ponti e edifici rovinati, nonché dall’accumulo di residui trascinati dalle piene. Il lavoro del Meijer troverà solo parziale utilizzazione, ma sarà alla base di ulteriori studi. Nello stesso tempo si pone in maniera crescente il problema di ovviare agli inconvenienti creati dalle piene e dall’erosione delle acque di fiumi e fossi sulle vie di comunicazione. Tra gli economisti che concorrono alla discussione, troviamo il perugino Leone Pascoli, mentre fra i numerosi tecnici, geometri, ingegneri, architetti, ci sono Francesco Tiroli, Andrea Chiesa, Bernardo Gambarini, Paolo Posi e Pietro Ferrari. A Pietro Ferrari dobbiamo il trattato Del regolare le acque della Valle spoletina […], del 1818 e il progetto mai realizzato Dell’apertura di un canale navigabile che dall’Adriatico, a traverso dell’Italia sbocchi per due parti nel Mediterraneo, del 1825. Al 1828 risale invece il progetto d’inalveazione dei torrenti Maroggia e Tessino, che porta alla bonifica della Valle Umbra compresa tra Trevi e Spoleto, a cui lavorano gli ingegneri Girolamo Scaccia e Clemente Folchi. Per ovviare, tra Nocera e Ponte Centesimo, alla erosione della Via Flaminia, causata dal fiume Topino, Paolo Posi propone una nuova strada che da Foligno, per le città di Perugia e Gubbio, riconfluisca nella Flaminia a Ponte Riccioli.
Il materiale esposto evidenzia come per tutto il Settecento il bacino dell’Arno e quello del Tevere costituiscono un unicum, al cui centro si trova il lago Trasimeno.
Dalla metà del Settecento risulta chiara la necessità di disciplinare i rapporti fra Papato e Granducato sia in materia di confinazione, nei territori a ridosso del Lago, sia nella regimazione delle acque: i due stati mettono all’opera i propri tecnici e giungono ad appositi concordati. Proprio il Concordato sulla regimazione delle acque, stipulato a Città della Pieve nel 1780, rende possibile la bonifica delle Chiane, documentata dal trattato di Vittorio Fossombroni: Memorie idraulico-storiche sopra la Val di Chiana.
Nella valle di Terni il grande elemento di interesse è la Cascata delle Marmore, la “Catadupa Velini”, e il sistema Velino, Nera e Tevere.