Panicale, oltre ad essere la terrazza più bella sul Lago Trasimeno e ad ospitare opere d’arte di gran pregio, è anche il paese d’origine di uno dei capitani di ventura più celebri e, soprattutto, temuti del suo tempo: Boldrino da Panicale.
Boldrino, al secolo Giacomo Paneri, nacque a Panicale nel 1331 da Francesco Paneri e da Lucrezia Ceppotti.
Secondo lo storico Fabbretti aveva una tempra robusta e forme atletiche, e si dice che avesse un’altezza davvero notevole per la sua epoca tra il 195 e i 210 cm, e che questa bastasse a terrorizzare i nemici. Aveva anche uno sguardo severo, prontezza d’animo, coraggio e avidità di gloria.
Dopo l’assassinio del padre avvenuto per mano di sicari e volendo un’immediata vendetta, Boldrino ancora adolescente si recò a Perugia dove si dedicò alla scuola d’armi primeggiando per impegno, vigore e destrezza.
Negli anni successivi si legò ad una compagnia di ventura guidata dall’Acuto (nome italianizzato dell’inglese J. Hawkwood) da cui imparò l’astuzia militare e la spregiudicatezza. Nel 1376, però, il Paneri abbandonò questa compagnia e ne formò una tutta sua, composta da quasi 3000 uomini.
Fu un feroce capitano ed il solo pronunciare il suo nome incuteva terrore nei sui nemici. La sua ferocia gli valse il seguente epitaffio: “Boldrino / fierissimo condottiero / dalla vittoria sempre coronato / fausto agli amici / infausto ai nemici”. L’iscrizione si può leggere tutt’oggi sulla targa commemorativa affissa sulla parete della sua casa in piazza San Michele Arcangelo, a Panicale. Fu uomo prezzolato che si schierava con il miglior offerente, tanto da trovarsi spesso contro una città o un signore che aveva aiutato la volta precedente.
La sua vita fu un susseguirsi di battaglie, scorrerie ma anche riconoscimenti. Una di queste occasioni è raffigurata nel sipario storico del Teatro Caporali di Panciale. Il telone, dipinto dal Piervittori nel 1835, raffigura infatti il Priore di Perugia che dona le chiavi della città a Boldrino per ringraziarlo di averli salvati da una scorreria di Bretoni.
Non solo la sua vita fu eccezionale, ma anche la sua morte. Era il 1391 e Boldrino si trovava nelle Marche a conquistar castelli e territori per conto di papa Bonifacio IX. Al momento di consegnare le terre conquistate, decise di tenere tutto per sè e suo figlio facendo di Castel Ficano (MC) la sua dimora. Mancava solo una cosa: il titolo nobiliare di cui era sprovvisto.
Proprio con il pretesto dell’investitura a Marchese di San Severino, Andrea Tomacelli, fratello del Papa, invitò Boldrino al castello della Rancia, luogo da cui non uscì vivo. Inconsapevole ed inerme, mentre gli veniva offerta l’acqua del benvenuto, Boldrino fu ripetutamente colpito alle spalle da diverse pugnalate e alla fine gli fu anche tagliata la testa. I suoi soldati venuti a sapere dell’omicidio si lasciarono a devastazioni e massacri sulla popolazione locale, fino a quando non gli fu riconsegnato il corpo di Boldrino. La salma fu deposta in un’arca di bella fattura attorno alla quale si strinsero in grande dolore tutti i suoi soldati. Una versione della storia racconta che il corpo Boldrino fu imbalsamato e che venne portato in guerra dalle sue soldatesche per altri tre anni, perchè il solo vederlo da lontano atterriva i suoi nemici.
Boldrino godette di una gran fama, che nel bene e nel male ha attraversato i secoli, rendendolo un personaggio affascinante per grandi e piccini.
Per vedere il sipario storico del Teatro Cesare Caporali di Panicale con le gesta di Boldrino, è possibile prenotare una visita guidata ai seguenti link: